Pratico yoga da tanti anni, ma non sono ancora riuscita a fare pace con le posizioni di equilibrio.

A volte ci scherzo sopra – scomodando persino gli astri per procurarmi una scusa – dicendo che sono dei gemelli e che gemelli ed equilibrio sono una contraddizione in termini. Noi ci proviamo, ma l’universo è contro di noi.. A noi piace volare, anche a costo di cadere, per poi riderci sopra mentre ci rialziamo..

Anche se non mi riescono sempre bene, devo ammettere che le posizioni di equilibrio ci permettono di confrontarci con più aspetti, sia del corpo che della psiche.

Pazienza e resistenza

Sicuramente, le posizioni di equilibrio insegnano pazienza e resistenza.

Ogni volta che si perde stabilità, infatti, due sono le nostre tipiche reazioni.

O ci si spazientisce, sfuffando, alzando gli occhi al cielo, magari chiedendoci quando sarà la volta buona.

Oppure ci si arrende, con il classico “non ce la farò mai”.

Allenarci a non mollare e a non farci sopraffare, mentre cerchiamo di adattarci alla difficoltà che ci crea il continuo oscillare, aiuta a trovare il giusto spirito per affrontare le difficoltà che si incontrano nella vita, fuori dal tappetino.

E, solo con questo, abbiamo trovato qualche valida ragione per continuare a lavorare sugli equilibri

Tornare al centro

Equilibrio non è semplicemente trovare stabilità su una gamba.

È portare tutta la nostra attenzione consapevole al nostro interno, ritirando i sensi e realizzando Pratyahara, anche se non siamo seduti nella postura meditativa.

E’ tornare al centro, dimenticando l’incessante brusio del mondo, avere “il desiderio di separare le cose dal rumore che esse fanno”.

Attenzione consapevole, ad ogni parte del corpo

Quando le posizioni di equilibrio ci risultano difficili, spesso è perché ci concentriamo su tutto, tranne che su ciò che maggiormente conta: il centro.

Non pensiamo solo alla gamba che dobbiamo sollevare, ma concentriamoci sempre su tutto il corpo.

Dal posizionamento del piede a terra, con il peso ben distribuito su tutta la pianta, all’attivazione di tutti i muscoli delle gambe (anche di quella sollevata, che non dev’essere un peso morto!)

La colonna vertebrale si allunga verso l’alto e l’addome è attivo: la parte superiore del corpo non deve aggravare il lavoro alla povera gamba che ci deve sostenere!

L’attivazione del CORE che ci stabilizza e ci permette di ritrovare l’equilibrio, tra continue ed incessanti oscillazioni.

E se questo equilibrio proprio non lo riusciamo a trovare?

La verità, forse, è che cercare di rendere fisso e immobile quel continuo oscillare, è semplicemente un bisogno della nostra mente, del nostro Ego, che vorrebbe avere tutto sotto controllo.

Probabilmente, tentare di fermare ciò che è destinato a muoversi è solo una nostra ambizione, che contrasta con il naturale evolversi delle cose.

Nulla è destinato a durare. Nulla può essere permanente.

Gli attaccamenti a tutto ciò che vorremmo durasse per sempre sono la radice della nostra infelicità, diceva Buddha. Quindi, probabilmente, dovremmo essere più felici quando perdiamo l’equilibrio, che non quando lo conquistiamo..

Yoga: il respiro nel dolore
Meditazione e immobilità

Leave a Comment