Non sono mai stata una persona sportiva, anzi…

Ho provato a fare danza, a giocare a tennis, a nuotare, a sciare, a scalare.

Acquistavo l’abbigliamento adatto e l’attrezzatura, senza badare a spese, per poi mollare, inevitabilmente, dopo un paio di tentativi.

Qualche volta ho provato ad iscrivermi in palestra, su pressione delle amiche, ma non sono mai riuscita ad arrivare alla fine del mese.

E, lo ammetto, non era colpa dell’insegnante o della disciplina: io sono decisamente PIGRA e schiodarmi dal divano è un’impresa!

Per questo, quando le persone mi chiedevano per quale ragione lo yoga sia riuscito ad appassionarmi così tanto e così a lungo, non sapevo bene cosa rispondere.

Elencavo la miriade di benefici che si ottengono praticando yoga, ma… siamo sinceri!

Non sono di certo la schiena più forte, la maggiore tonicità e flessibilità a spingermi ogni giorno a srotolare il tappetino.

Non riuscivo a dare una risposta, ne’ agli altri, ne’ tanto meno a me stessa.

Ma sentivo che c’era qualcosa nello yoga che nessun’altra disciplina riusciva a farmi provare.

Qualcosa di così magico da riuscire a sconfiggere la mia pigrizia (QUASI tutti i giorni!).

Ho ascoltato per un po’ le mie sensazioni prima, durante e dopo la pratica, per riuscire a comprendere perchè non posso più farne a meno.

E alla fine ho capito: è quel silenzio dentro di me, che provo dopo ogni pratica (e non importa se di meditazione o di uno yoga più dinamico che, forse, poco ha a che fare con lo yoga tradizionale..).

Un silenzio fatto di leggerezza e, al tempo stesso, di espansione e di pienezza.

Come se, con la mia sessione di yoga, fossi riuscita a creare un po’ più di spazio per me in questo mondo.

Ora so che quel silenzio che sento alla fine della pratica, è il motivo per cui pratico.

Meditazione e immobilità
L'Ikigai nello yoga

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